La luce č' servita
“Non c’è verità se non quella contenuta negli ingredienti”. Queste le parole guida di un maestro dell’alta cucina, Massimiliano Alajmo. E questo è anche il principio, semplice e basilare, a cui fa riferimento la sperimentazione luminosa del designer
Davide Groppi, 47 anni, di Piacenza, che con le sue originalissime lampade arreda e regala atmosfera ad alcuni dei ristoranti più prestigiosi (e stellati!) del Bel Paese.
Groppi si è affermato come uno dei più importanti “light designer” italiani. Semplicità, leggerezza, emozione, creatività: in ogni sua creazione è possibile riconoscere questi elementi.
La luce nel piatto è diventata, negli anni, il tratto distintivo e il segno di riconoscibilità della sua opera. Nello stesso modo in cui il cibo passa dalla natura alla cultura attraverso il procedimento di cottura, le forme e la luce che lo presentano ai propri commensali ne ridefiniscono valore e significati. Davide Groppi crea con la luce, la manipola fino a farla diventare tridimensionale, pur lasciandola libera di apparire evanescente e lo fa grazie all’uso sapiente dei materiali e delle scelte prospettiche.
Al ristorate tristellato
Le Calandre, dei fratelli Alajmo, Groppi ha pensato al cibo come un momento di incontro, di scambio continuo e di esperienze plurisensoriali: “Sedersi a un tavolo con un amico, sotto una bella luce, non è solo mangiare, ma è guardare, ascoltare, sentire, toccare e gustare”. Armonioso e accogliente, il ristorante di Rubano (Padova) è stato sapientemente realizzato con la stessa materia prima della cucina di
Massimiliano Alajmo, ovvero i semplici “ingredienti”: luce, legno, vetro e ferro, lavorati dall’estro talentuoso di un selezionato team di artigiani italiani. Difatti non c’è nulla che rimandi ad uno stampo di tipo industriale: alta cucina e design dialogano mirabilmente in un connubio vincente che crea un ambiente di grande armonia e coerenza, in grado di istituire una relazione di pura identità tra cibo e atmosfera.
Qui la luce è un elemento puro che illumina l’indispensabile e per questo gli conferisce importanza e spessore. Il gomitolo di filo rosso che unisce ideologicamente la cucina alla sala, le poltroncine in pelle di Vitra, i calici in vetro di Murano soffiato a lume e lavorati a mano libera, le posate di Alessi, e le cravatte di Marinella dello staff fanno il resto.
Dalla cucina di Alajmo a quella di
Massimo Bottura, la mano del light-designer è sempre quella di Davide Groppi: ha riaperto da poco, dopo alcuni lavori di ristrutturazione, la celebre
Osteria Francescana di Modena, tre stelle Michelin, un vero e proprio tempio della cucina d’avanguardia. Qui, Groppi ha progettato l’illuminazione di ogni spazio con specifiche soluzioni per dare nuova definizione degli ambienti e carattere ad ogni stanza, così come i passaggi che le collegano. Alle pareti dipinti di Mario Schifano, Carlo Benvenuto, Giuliano della Casa, e altri artisti: pochi, selezionati pezzi che raccontano la bellezza e il modo di comunicare dello Chef. La luce ideata da Groppi è nel piatto e negli occhi delle persone, tutto è studiato nei minimi dettagli.
Luce necessaria. Pura. Atmosferica. Competente e ispirata. La ricerca di Davide Groppi rappresenta un
raffinatissimo invito a godere pienamente del momento del convivio, assaporandone tutti gli aspetti grazie alla messa in gioco dei nostri 5 sensi. Un sincero senso di appagamento è la sensazione che pervade chi vive questi spazi, arricchiti, e al tempo stesso quasi spogliati, dal designer piacentino. Un maestro della luce che sempre di più dimostra come si possa interpretare la semplicità come una complessità risolta e l’illuminazione come piccola delizia sospesa.
- Valentina Di Domenico -
Fotografie “Osteria Francescana” di Paolo Terzi
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