Il trend emerso dalle passerelle internazionali è quello di coniugare
etica ed estetica, non solo i
tessuti sono oggetto di attenzione ma anche le
metodologie di
confezione dei capi e degli accessori.
Greenpeace, che da sempre si batte per il rispetto dell’ambiente, lancia una sfida: portare i
brand a produrre senza gravare sulla deforestazione e senza inquinare le falde acquifere. Non a caso,
Canepa, produttore tessile per le griffe più importanti, si impegna in una iniziativa eco-friendly : utilizzare sostanze alternative a quelle chimiche pericolose.
Fanno eco le capitali della moda europee con iniziative differenti ma accomunate dallo stesso tema. Il British Fashion Council ha promosso la
moda sostenibile durante l’ultima
London Fashion Week, con l’iniziativa
Estethica, che prevede l’impiego dei tessuti biologici, con declinazioni inaspettate.
People Tree utilizza solo tessuti biologici certificati Gots (Glogal Organic Textile Standard), la
Bottletop crea borse a partire dalle linguette metalliche delle lattine,
Mich Dulce – stilista originaria delle Filippine- crea i suoi cappelli a partire dal T’nalak – tessuto derivato dalla canapa.
Dal suo canto
Milano, con la fiera
So Critical So Fashion, sensibilizza l’opinione pubblica, anche attraverso le borse di
Silvia Massacesi, realizzate in carta e sughero.
A
Parigi invece sfila
Cangiari, brand italiano che utilizza tessuti bio colorati in modo naturale. La linea è prodotta in Calabria, non a caso l’etimologia del marchio in dialetto è “cambiare”. Il brand è stato protagonista dell'ultimo numero di
Fashion Files con un
articolo dedicato.