Addio a Zaha Hadid
Su zaha-hadid.com l’ultima news in evidenza riporta: Zaha Hadid 1950 – 2016. È così che viene ufficializzata la notizia della morte dell’Archi-star di Baghdad, che si è spenta ieri in un ospedale di Miami, dopo il sopraggiungere di complicazioni cardiache a seguito del ricovero per una bronchite. La triste notizia coglie di sorpresa non solo il mondo dell’Architettura ma coinvolge chiunque apprezzi la creazione del bello, chiunque abbia sognato le atmosfere definite dalle sue linee e chiunque abbia avuto il privilegio di camminare all’interno di quei volumi apparentemente impossibili perfino da pensare. Potremmo fare una lunghissima, quasi interminabile, rassegna dei premi e dei riconoscimenti che dagli inizi degli anni 80 hanno costruito e consolidato la meritatissima reputazione dell’Architetto donna più importate al mondo. Ci ‘limitiamo’ a menzionare il premio Pritzker del 2004, il Nobel dell’Architettura, che per la prima volta veniva assegnato a una donna, e il RIBA Royal Gold Medal proprio nel 2016, anch’esso assegnato per la prima volta ad una donna. Già, una donna, musulmana, che nel suo percorso non ha mai smesso di abbattere barriere, di segnare record, di sbalordire il mondo dando forma e volume a ciò che nessuno aveva mai osato nemmeno sognare. Il suo background di studi matematici le permise di rendere calcolabili e sostenibili le sue architetture oniriche, fluide e sempre al limite della sperimentazione. È questo che la rende così unica e affascinante: la sua consapevolezza, la sua sicurezza nel partorire geometrie apparentemente irrealizzabili che poi si tramutano in progetto e in spazio lasciando ogni volta il mondo a bocca aperta.
Con Zaha Hadid si spegne una delle luci più brillanti nel firmamento delle Archi-star: una donna dagli occhi grandi affamati di conoscenza e profondi come il suo universo creativo, un universo in continua evoluzione che ha toccato progetti di design e collaborazioni con aziende di moda. Negli anni 70 si trasferì a Londra per studiare all’Architectural Accademy, la scuola di Architettura dal retrogusto anticonformista che le permise di conoscere Rem Koolhas, il primo Archi-star a vedere il potenziale di quella ragazza che amava presentare i suoi progetti con pezzetti di carta piegati ottenendo risultati più vicini ad installazioni artistiche. In quei lontani anni da ‘Chelsea girl’ amava dipingere nel suo appartamento di Kings’ road e cucirsi i vestiti da sola, ovviamente prima di conoscere e innamorarsi di Issey Miyake che però, di tanto in tanto, tradiva con Prada.
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