di
Andrea Vittoria Giovannini
In un’atmosfera internazionale dove si minacciano chiusure di frontiere e si alimentano paure cucite attorno a etnie e credo religiosi, l’evento che ha battezzato Pitti 92 è uno splendido mix di culture e tradizioni.
Per presentare la sua ultima sneaker maschile, la Aurelien, un designer francese, tale Luoboutin, ha scelto l’Italia per portare in una piazza del quattordicesimo secolo uno sport contemporaneo, nato a Seattle tra i bikers di strada, che si ispira però al passatempo delle teste coronate: ecco come il bike polo è arrivato nel cuore di Firenze.
Nell’arena costruita appositamente per l’evento si sono sfidate squadre in rappresentanza della Francia, Germania, Hong Kong e altre ancora…tutte sotto l’egida del confronto sportivo e ricco di stile: ogni team indossava sneakers personalizzate realizzate in Italia per la maison della suola rossa, da una delle ultime piccole realtà manifatturiere proprio alle porte di Firenze.
Che le Aurelien finiscano nei negozi a 995$ al paio poco conta oggi, la cosa importante è che lo stilista delle scarpe, amato da tutte le dive del globo, si presenti al suo debutto fiorentino sponsorizzando uno sport che viene dalla cultura del dopo lavoro in una città totalmente fuori dai circuiti dei riflettori della moda.
Questo momento consolida un eterno punto di incontro tra opposti che inevitabilmente si attraggono e si influenzano. La strada è il luogo madre di tutte le sperimentazioni e le tendenze che poi vengono catturate dagli occhi attenti di direttori creativi e disigners che li filtrano col proprio gusto e li portano in passerella: Pitti 92 non poteva aprirsi in maniera più democratic-chic.