L’appuntamento annuale con i giovani designer della sede romana dell’Istituto Europeo di Design è dedicato all’indipendenza e alla libertà espressivaTra i temi esplorati: l’esaltazione del femminile, la lotta al femminicidio, il superamento dei cliché legati ad arti, generi ed epoche. Una moda coraggiosa, che celebra l’indipendenza e la libertà. Idee creative che superano tendenze e movimenti, che si staccano da cliché legati ad arti, generi ed epoche per esprimere, con chiarezza, sé stessi. È questo il fil rouge che unisce le creazioni delle studentesse e degli studenti dei corsi Triennali di Fashion Design e di Design del Gioiello IED Roma, che il 12 luglio portano in passerella nella suggestiva cornice dei giardini della sede romana, abbracciati dall’acquedotto romano che ne disegna i confini.
Un lavoro corale, dal titolo “Me, myself and I”, con al centro l’indie fashion, che parte dallo studio e dal recupero del vintage per valicarlo tramite una rielaborazione personale. “I progetti sposano perfettamente il trend dell’independent fashion. Utilizzano sapientemente elementi che appartengono al passato e lo reinventano, con lo sguardo puntato sul futuro”, ha commentato Paola Pattacini, coordinatrice della Scuola di Moda IED Roma. “Lo spirito del fashion show di quest’anno unisce ai temi centrali della sartorialità e dell’indipendenza, anche l’introspezione dei giovani designer, che hanno il coraggio di esprimere i loro valori in libertà”.
In passerella, quindi, anche una generazione che sta sviluppando nuovi modelli sociali, sempre più inclusivi. Tra i temi dei progetti spiccano la celebrazione del femminile, la lotta al femminicidio, il superamento dell’identità di genere. Temi che ambiscono a una rivoluzione sociale, attraverso contesti in cui la moda ha un ruolo cruciale e potenzialità altissime. È la scelta di cosa indossare che ha ucciso Mahsa Amini? Se lo chiede la designer Ban Zsofia Klara nel progetto L’Amore Superbaby, perché tra abusi e femminicidi, l’abito viene spesso strumentalizzato quando si parla di violenza di genere. Il suo progetto è un inno alla libera espressione della femminilità attraverso capi che mixano elementi di costume ottocentesco a texture e forme più contemporanee. Nel progetto L’autre moi, lo studente Luca Di Giacomantonio esplora invece le definizioni di identità di genere, per vincerle. Considerando l’evoluzione che ha subito l’arte del travestimento, dalla fotografia del ‘900 a oggi, la collezione contamina e mescola elementi sartoriali definiti storicamente come maschili e femminili per creare un incontro tra arti, generi ed epoche. Il progetto Vitruviana, di Maria Chiara Sorbino, in riferimento alla celebre opera rinascimentale di Leonardo da Vinci, è invece un viaggio attraverso il concetto di perfezione e trasformazione di un corpo. È così che al centro del famoso cerchio si iscrive una figura femminile simbolo di perfezione celeste e terrena, perno centrale del mondo. Nel dialogo tra il corpo rinascimentale e contemporaneo, i canoni storicamente legati alla perfezione e i codici utilizzati da Da Vinci lasciano il posto a un corpo imperfetto e consapevole. Infine, la designer Giorgia Scuderi porta in passerella l’orgoglio delle Riot Girl, con il progetto Riot ZZZ, una collezione che attraverso silhouette anni ’90 dal sapore grunge/punk, mette in scena l’emancipazione femminile.